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Vi presento Gianni
(prima parte)

Tra gli eroi della nostra collina vi è Gianni, responsabile del grandioso orto di Govardhan Italia. Il mio desiderio è di farvi conoscere meglio questa persona tanto semplice quanto straordinaria. Questo perché il nostro progetto è fatto delle persone che vi partecipano. Sono loro che ne costituiscono l’anima e conoscendo loro conoscerete il nostro progetto.

Il vero nome di Gianni, quello spirituale, che ha ricevuto solo pochi mesi fa dal suo Maestro (Marco Ferrini) è JīvaPati dāsa, ovvero “il servitore del Signore delle creature”. Possiamo dire che JīvaPati attendesse da quasi 40 anni di ricevere questo nome.

Nel 1983, all’età di 30 anni, in un periodo molto buio della sua esistenza, incontra come per caso un libro che gli cambierà la vita: un’edizione pregiatamente rilegata e sapientemente commentata della Bhagavad-gītā, il più importante e celebrato testo di tutto il panorama letterario e filosofico indovedico. Si tratta del commento di Bhaktivedānta Svāmī Prabhupāda, rappresentante dell’antica tradizione vaiṣṇava dello Yoga dell’Amore.

Al tempo JīvaPati, ovvero Gianni, viveva a Milano, emigrato dalla Puglia intorno ai 25 anni. Gestiva senza troppo successo un negozio di frutta e verdura, e molti pensieri turbavano la sua mente e la sua vita. Fin da piccolo non si era mai trovato troppo a suo agio nel mondo e non riusciva a trovare né un senso né vera soddisfazione in quello che faceva. Le ore trascorse nel retro del negozio si facevano pesanti, quando i problemi di uomo comune si accalcavano minacciosamente l’uno sull’altro. Ed è qui che Gianni rivolge gli occhi e il cuore al cielo implorando: “Dio, se ci sei, se esisti, fammi capire a cosa serve questa vita.”

Trascorre una settimana da quel momento topico, siamo nel mese di marzo e in negozio entra una figura quasi surreale. È un giovane con la testa rasata e una specie di codino, abiti indiani e sandali. In mano ha un libro che con gentilezza e immediatezza propone a Gianni di acquistare. Loro sono della comunità degli Hare Kṛṣṇa e stanno distribuendo questi testi che parlano del Bhakti Yoga, dello Yoga dell’Amore.

Queste parole attraggono l’attenzione del nostro eroe. Una flebile voce di speranza gli sussurra nel cuore che in quel libro avrebbe potuto trovare le risposte che da tempo cercava. La contrattazione è sbrigativa e il libro giunge nelle sue mani.

Nel retro del negozio la lettura è intensa e talvolta tormentata. Verità gradite e piacevoli ad ascoltarsi si alternano ad altre che suonano inaccettabili, lontane, troppo dure da assimilare. A una prima lettura ne segue una seconda e poi una terza. Nell’arco di un mese Gianni comprende che non è giusto nutrirsi di carne, procurando sofferenza a poveri animali indifesi. Smette di bere alcolici e di fumare. Una nuova luce rischiara la sua prospettiva e la sofferenza allenta la sua morsa.

Questa trasformazione non può passare inosservata tra i membri della sua famiglia, nella casa di quel fratello maggiore che lo ospita. Gianni sente la necessità di raccontarsi per vincere i tanti imbarazzi che si erano andati stratificando nel corso di quelle ultime settimane. Ma la sua apertura di cuore non è ben accolta. I pregiudizi e le ristrettezze mentali impediscono ai suoi familiari di accogliere o anche solo di accettare il nuovo messaggio di cui è portatore. Non c’è spazio per una conciliazione e Gianni decide di attrezzarsi il retro del negozio come sua nuova dimora, un luogo in cui potersi dedicare alle sue letture, al suo nuovo stile di vita e alla pratica di quel mantra portentoso di cui gli ha parlato Bhaktivedānta Svāmī nelle pagine del suo commento:

Hare Kṛṣṇa Hare Kṛṣṇa
Kṛṣṇa Kṛṣṇa Hare Hare
Hare Rāma Hare Rāma
Rāma Rāma Hare Hare

Questi Nomi divini cominciano a riempire le sue giornate, a ripulire la sua mente. E intanto cresce il desiderio di conoscere i devoti, quelle persone straordinarie di cui parla la Bhagavad-gītā, che hanno deciso di dedicare la vita all’evoluzione spirituale propria e altrui.

Erano trascorsi sette mesi di trasformazione e di preparazione a questo incontro e finalmente in una domenica dei primi di settembre Gianni entra in auto per dirigersi al tempio Hare Kṛṣṇa di Gallarate, a circa 60 km dalla sua spartana ma protettiva abitazione. Giunge sul posto intorno alle 16:00 e scorge sul ballatoio dell’edificio un gruppo di devoti con vesti arancioni, la testa rasata e il codino.

Come presentarsi? Cosa dire? Riflettendo su queste e altre domande Gianni passeggia intorno al caseggiato senza trovare la forza di entrare. Infine, quando sono ormai trascorse quasi tre ore, rinuncia e salito in auto sconfortato fa ritorno a casa.

Per la domenica successiva sapeva come comportarsi. Dopo aver raccolto diverse cassette di frutta, si dirige al tempio il mattino presto. Desidera trascorrere lì l’intera giornata. I devoti lo accolgono calorosamente, ascolta un’interessante lezione, fa colazione con una pizza tanto piccante da farlo lacrimare e quindi si offre disponibile per svolgere qualche servizio che sia necessario. Lava montagne di stoviglie e taglia chili di vegetali. E poi i canti, l’adorazione delle Divinità, il pranzo, la cena. Infine sente crescere un terribile mal di testa e a fatica rientra in auto a casa.

Riflettendo su quella giornata Gianni ne ricorda i disagi e le difficoltà, ma allo stesso tempo gusta il piacere provato nella condivisione con persone che gli hanno offerto risposte significative. Man mano che trascorrevano i giorni e che assimilava l’esperienza, il desiderio di tornare si intensificava. Giunta la domenica Gianni si reca nuovamente al tempio. Con la prudenza che lo caratterizza, desiderava verificare le sue prime sensazioni. La conferma non tarda ad arrivare, e Gianni scopre che la relazione con i devoti di Kṛṣṇa si era già costituita come componente essenziale della sua vita.

Per 40 anni si reca al tempio per contribuire concretamente all’organizzazione della ‘festa della domenica’. Non è tipo che ama perdersi in chiacchiere. Preferisce recarsi in cucina per svolgere servizio e percepire immediatamente i benefici del Bhakti Yoga, dello Yoga dell’Amore, che è fondato sullo spirito di offerta a Dio di tutte le nostre risorse.

Fabrizio Fittipaldi

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